Conosciuta e raffigurata già nel XVII secolo l’orchidea del vento, in giapponese Keiran Ichimei Fuuran poi chiamata solo Fuuran – la Vanda (già Neofinetia) falcata – è il simbolo dell’antica passione del Paese del Sol Levante per i piccoli preziosi gioielli che la natura ha donato alle isole del grande arcipelago dell’estremo Oriente. La vera passione nipponica per questa orchidea minuta ed elegante giunse al culmine alla fine dell’epoca Edo durante lo shogunato di Tokugawa Ienari, il generale che governò il Giappone dal 1786 al 1837, e che ebbe una collezione di circa 200 esemplari di queste piante. Si favoleggia che questo shogun, famoso per le centinaia di concubine e per il lusso sfrenato, mantenesse la sua collezione sotto una rete d’oro e d’argento; quando qualcuno era autorizzato a osservare le piante da vicino doveva farlo con un pezzo di carta sulla bocca per evitare che il fiato arrivasse alla pianta, allo stesso modo di come i si ammirava la lama di una katana.
La moda della coltivazione di queste piante si diffuse fra gli aristocratici nipponici e i samurai della seconda metà del XVIII secolo quando si cercavano in natura soprattutto esemplari che si distinguessero per tratti particolari e mutazioni: colore e forma dei fiori e delle foglie, ma la caratteristica più ambite era la variegatura delle foglie. Quando le caratteristiche genetiche si dimostravano stabili nel tempo in coltivazione, la Fuuran diveniva Fuukiran ossia orchidea ricca e nobile e veniva ascritta a veri e propri registri di cultivar (oggi ne vengono elencate ufficialmente circa 170). Queste piante tenute in preziosi vasetti di porcellana e per gli esemplari più preziosi protette sotto piccole gabbiette di rete. Negli anni ‘20 e ‘30 dell’Ottocento i prezzi della Vanda falcata divennero molto alti e le piante più belle e rare collezionate dai feudatari e dai samurai nei loro territori divennero oggetto di omaggio allo shogun. Il collezionismo proseguì fra i cultori della tradizione anche dopo la fine dell’isolamento con la nascita del Giappone moderno e conobbe nuova diffusione fra i ceti aristocratici negli anni ‘30 del Novecento ma è solo alla fine del Novecento che da fenomeno elitario, il collezionismo delle Neofinetia falcata è divenuto un fenomeno più massivo e si è diffuso a livello internazionale.
Il genere Neofinetia a seguito di una revisione tassonomica – è stato inserito all’interno della vasto genere delle Vanda, ma le tre specie che originariamente lo componevano, simili fra loro, vivono in Giappone, arcipelago delle Ryukyu, Cina e Corea e sono caratterizzate dalla forma monopodiale (crescita lungo asse verticale) con tendenza a gettare nuove vegetazioni laterali che fanno accestire la pianta con l’età. Il fiore è in genere bianco ma può avere colorazioni e sfumature rosa, gialle o verdi; è molto profumato soprattutto nelle ore notturne quando deve attirare l’impollinatore (una falena). La pianta epifita cresce su alberi decidui, gode quindi di una forte illuminazione nei mesi invernali mentre trascorre i mesi estivi , quando fiorisce, in una situazione ombrosa. Nel loro habitat le orchidee del vento tollerano un ampio margine di temperature da zona temperata, dagli oltre 35° estivi ad alcuni gradi sotto zero invernali ma lo fanno in un regime quasi monsonico con inverni secchi e asciutti ed estati piovose ed umide e questo ci dà importanti indicazioni sul regime che dobbiamo adottare in coltivazione.
Come molte orchidee epifite, le Vanda falcata hanno radici carnose che amano cicli asciutto – bagnato – asciutto in una situazione ben arieggiata. Questo significa che devono essere coltivate in vasetti di coccio, con substrati a base di pezzetti di corteccia di conifera, con una aggiunta inerti (lapillo, carbone o pomice), mentre molti coltivatori utilizzano sfagno secco.