Mostra dedicata alla visualizzazione umanizzata delle piante, anche sulla base del loro significato nelle diverse culture.
a cura Paolo Linetti iconografo e direttore del Museo d’Arte Orientale Mazzocchi
Aprendo la Treccani, troviamo alla voce linguaggio il sinonimo di lingua come strumento di comunicazione usato da membri di una stessa comunità. La florigrafia o linguaggio dei fiori inizia a svilupparsi nel basso medioevo e prende una forma sempre più articolata e definita nel Rinascimento sino all’Ottocento, divenendo un lessico molto complesso. Non deve stupirci se il territorio dove maggiormente fiorì fu quello italico, là dove la sua popolazione era avvezza a parlare dialetti e lingue locali, consapevole di lievi sfumature nei territori limitrofi e di grandi diversità tra quelli più lontani. Il latino era una lingua madre, ma il suo utilizzo era confinato in ambito clericale, giuridico o utilizzato dai nobili che, parlando fra la gente, non volevano essere uditi dai più.
Il linguaggio dei fiori diviene col passare degli anni un codice sempre più raffinato, non solo elitario, ma assume anche aspetti di messaggi criptati, generando la progressiva curiosità di venirne a conoscenza, soprattutto fra le dame della nobiltà. Un altro aspetto che ne promosse lo sviluppo fu quello artistico; anche qui, il terreno di massima fioritura fu l’Italia, poiché sia il florido mecenatismo che le scuole di pittura di alto livello producevano artisti sempre più abili e intellettuali. L’arte è comunicazione, e per un artista la necessità di raccontare più cose possibili in un’unica immagine si declina utilizzando espedienti come simboli, metafore, emblemi, decorazioni e iconografie che possano essere compresi e riletti su più piani a seconda della cultura di chi li osserva. Ecco ad esempio che nell’Annunciazione di Leonardo agli Uffizi oltre a tutti gli elementi iconografici consueti: Maria sorpresa in lettura, l’Angelo annunciante recante il giglio (purezza), il pittore aggiunge gli iris (lieta novella), aggiungendo per chi comprende il linguaggio dei fiori una sfumatura di lettura in più. La canestra di frutta di Caravaggio è in realtà un complesso messaggio teologico, rimandante alla Salvezza e al Paradiso in contrapposizione al peccato originale.
Quando la popolazione era in buona parte analfabeta, sapeva leggere bene l’iconografia sacra e una piccola parte di essa la florigrafia, eppure in entrambi i casi vi erano più esperti in queste discipline che rispetto alla popolazione odierna alfabetizzata e poliglotta. Il progetto di Daniela Boselli ha il pregio di voler recuperare gli elementi di lettura dei vegetali più rappresentati, mediando la cernita fra l’importanza del significato e la provenienza degli stati di origine. Gli artisti coordinati dalla Boselli, hanno seguito le direttive del comitato scientifico da un punto di vista iconografico, e botanico, interpretando e antropoformizzando i vegetali in modo da rappresentare al meglio: provenienza, simbolo e fenotipo della pianta. Se l’arte è comunicazione, questa opera ha il merito di recuperare in maniera efficace e facilmente memorizzabile alcune chiavi di lettura.