Mura Creative 2016

di Luca Pitanti e Davide Pucci (giovane team under 40).

La proposta progettuale presentata intende declinare il tema del confine, limite, bordo proposto dal contest proiettandolo verso orizzonti moderni e concettuali.
Il LABIRINTO è l’elemento iconografico che meglio rappresenta il rapporto tra un dentro ed un fuori, un vuoto ed un pieno, una partenza ed un arrivo, e racchiude in se’ un carattere al contempo ludico e didattico. All’interno dello sviluppo di tale percorso sono presentate, attraverso varie metodiche espositive, le essenze tipiche dell’ “ortus conclusus” , in un suggestivo susseguirsi di colori e profumi. Ideale punto d’arrivo di questo piccolo “viaggio” è uno spazio informativo, appositamente allestito, nel quale si possono recepire le principali nozioni sulla vegetazione incontrata durante il tragitto. Il percorso labirinto è stato dimensionato in modo tale da permettere l’accesso anche a persone con disabilità (corridoi di larghezza 100 cm. e spazi di manovra 120 cm.).

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di Andrea Stanghini e Veronica Van der Horst (giovane team under 40).

Come sarebbe il mondo se non esistessero le piante proibite?
Perché proibire la coltivazione di alcune specie vegetali? L’esistenza della pianta di per sé non danneggia l’essere umano, perciò non è la pianta a dover essere proibita, ma è l’uomo a dover essere educato.
Esistono piante illegali ma non mortali e piante pericolose per l’uomo, facilmente accessibili e reperibili.
Il giardino intende quindi stimolare il visitatore ad informarsi sui rischi che si corrono utilizzando alcune piante o principi derivanti da esse. Una volta acquisite le informazioni, l’essere umano utilizzando la ragione è in grado di convivere con esse.

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di Stefanie Gross e Valeria Parea.

Riprendendo l’antica pratica costruttiva dello “Ha-ha” – un artificio che include il paesaggio sia come abbellimento che a fini difensivi – non solo il paesaggio entra nel nostro giardino, ma È il nostro giardino.
Utilizziamo il fosso che circonda le Mura come barriera HAHA.
La prospettiva si allarga grazie a una diversa tosatura dell’erba che crea un cono visivo che accompagna lo sguardo all’esterno.
Le Mura rimangono alle nostre spalle come un hortus conclusus.
Le lettere in ferro sono il ponte visivo, talvolta ironico, tra la natura e i nostri giardini.

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di Giulia Barone, Sara Zaveti, Eleonora Maggioni.

Il progetto è costituito da un doppio margine: il primo delimita lo spazio ed invita il visitatore ad entrare per scoprire, il secondo inaccessibile.
Richiama l’antico Hortus Conclusus con archi, questa volta naturali, di alloro che nascondono all’interno un insolito bar.
Il visitatore avrà la possibilità di prendere dei semi, scoprire come poterli far crescere da solo, oppure accettare un’offerta dalle Barmaid, che consiglieranno dei “cocktail” (con ingredienti di terra e semi) già piantati e pronti ad essere portati via.
L’Hortus Bar diventa così un orto interattivo, costituito interamente da materiali di recupero, piante e profumi del mediterraneo.

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di Francesca Adragna, Federica Cesaretti, Francesca Velani, Emy Petrini, Beatrice Speranza, Manuel Codiglione, Stefano Martinelli.

INOROUT è un percorso esperienziale sull’inclusione, una riflessione sugli effetti che le differenze di contesto e condizione hanno sull’individuo nel realizzarsi della sua esistenza.
INOROUT sarà per il visitatore l’esperienza del cammino, non sempre agile, verso il raggiungimento del sogno, del nido, in compagnia della sorte: chi entra proverà la gioia di aver raggiunto il “luogo prezioso”, il giardino dell’integrazione tra culture e colture; chi, invece, sarà rifiutato proverà frustrazione. Infine ci sarà chi, pur deluso, potrà decidere di tentare ancora e fino a quando le porte del giardino si schiuderanno e sarà accolto.
accolto.

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di Andrea Innocenzo Volpe, Giuseppe De Leo, Yoichi Sakasegawa e Rossana Poli.

Un recinto, un antico tholos, aperto, inaccessibile. Un albero di melograno, la sua vasta simbologia.
Osservatorio racchiuso in uno spazio minimo ma aperto sull’infinito, sulla nostra identità.
L’hortus conclus riflette come specchio il nostro rapporto con il sacro e con la sua tradizione.
Il giardino dunque esprime la tensione che scaturisce dal contrasto fra ciò che l’arborato cerchio protegge e ciò che dal suo verde pomerio fino ai margini più remoti, si estende.Una sedia da giardino diviene il punto d’osservazione principale di questo confine fra dentro e fuori; fra kósmos e chaos.

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